sabato 30 gennaio 2016

parole come lame

Taluni provano a non far del male, anche quando devono dire cose sgradevoli.
E tentano di proteggere l'altro, anche goffamente, anche senza troppo riuscirci.
Altri, no.
Altri (cos'avranno nel cuore? una scaglia di vetro?) scelgono con cura le parole dure
il tono sprezzante
affilano la lingua dai due lati come fosse una lama in mano all'arrotino
E colpiscono
preciso
netto
al cuore

Poi, socchiuse le palpebre, aggrottate le sopracciglia altezzose
sollevato il mento, ritratta la voce sanguinaria
spariscono evanescenti
nella nebbia di un silenzio polare

[sanguinanti, restano le vittime riverse, dolenti e amaramente pensose del tempo sprecato
dappresso a simili belve]



venerdì 1 gennaio 2016

Sopravvissuti al Natale

Riuniamoci. Riconosciamoci, parliamone.
Siamo coesi, esprimiamo un'identità unica, un sentire forte.
Noi, noi che visceralmente, profondamente, intensamente, detestiamo lo sferragliante carrozzone delle festività cosiddette natalizie, gridanti di campanelli, rutilanti di luci, ossessionanti di rosso e oro.

Dal decadere mesto dell'estate, dalle prime foglie che si accartocciano, già s'intravede la vampa porporina in agguato. L'autunno florido e sinuoso, abbondante e possente, si estende di arancio, dilaga di giallo. Poi, in una rapida successione di eventi, le nere vesti velate dei morti, dalle pallide lacrime di cera, non riescono a celare del tutto l'orribile caravanserraglio:
che ecco s'acquatta, ma lesto rimbalza e con un gran salto ci è addosso. E sbrana lungamente, crudelmente, i pochi giorni dell'anno rimasti, i pochi denari accantonati, cannibalizzando tempo, cose, persone, spazi, tempi. Creando obblighi inesistenti, soffocando pensieri, strangolando sentimenti.

Infine, gennaio.
Nel gelo dei cristalli ghiacciati, nelle raffiche gelide di grecale e tramontana, la farsa pagliaccesca è finita.
Ancora una volta.
Ancora per questa volta.