lunedì 27 aprile 2015

la scala

E cos'è poi la vita, se non un continuo salire scalini? e ogni giorno sembra di non farcela a salire ancora... e invece: ancora, e ancora e ancora.
E se un raggio di luce dorata si intravede in lontananza, un barbaglio dietro l'avvolgersi dell'elicoidale rampa, già ci si illude che sia il paradiso: eccolo, è lì a un passo: basterà tendere la mano per riscaldarsi al riverbero.
Ma poi, saliti altri tre, quattro gradini, la luce d'oro si dissolve (cos'era, dunque? ma c'era, davvero? o è stato un gioco di riflessi delle pareti?)
E su, ancora, ancora e ancora.

venerdì 24 aprile 2015

La grande paura

Nulla lo lasciava prevedere.
Una tavola apparecchiata, briciole, frutta a pezzi.
Sgranocchiare la mela, fragrante, è uno dei piaceri della vita.
Il telefono.
Il telefono dovrebbe  alcune volte, difendere il padrone, come un cane fedele: ma la tecnologia non è ancora arrivata a questo.
Il telefono a tutt'oggi è ancora uno stupido, che non discrimina tra la chiamata dell'amato/a (coniuge, compagno), e quella del menagramo.
Naturalmente, ogni persona con un briciolo di lungimiranza  personalizza le suonerie, così da sapere in anticipo chi è...
Ma di fronte ad uno squillo anonimo, nell'attimo in cui schiacci il tasto della risposta ti si apre davanti un abisso di punti interrogativi.
Così quel giorno: la voce, melliflua, sembrava insinuarsi viscida nel quotidiano, serpeggiava bavosa, e non smetteva di descrivere le sue anse sulle lastre dei vetri, sulle pareti: su tutto ciò che mi soffermavo a guardare inconsapevolmente mentre l'ascoltavo.
D'un tratto, la COSA prese forma.
Il pericolo apparve, colossale, imminente, delineato, solido come un cubo di basalto.
D'un tratto, le pareti diventarono lisce come specchi, e io in fondo, in fondo.
Dove la fragranza della mela? dove il bianco damasco della tovaglia? dove il canterino chiacchiericcio dei figli?
Tutto, come per un sortilegio, era coperto dai teli scuri della più cupa paura.
Una paura solitaria: poichè la voce bavosa e retrattile si era dileguata subito dopo aver compiuto la sua opera stregata.
prima parte-segue

venerdì 17 aprile 2015

minuterie

minuti, secondi, ore, settimane, giorni, anni... il tempo
cosa ne resta, se non opachi ricordi sfilacciati, anzi romanzati da una memoria ambigua e truffaldina, che confonde le carte in tavola, e i foglietti del calendario?
Intanto del tempo te ne accorgi dallo specchio, che ti rende un'immagine giorno dopo giorno modificata, un pochino alla volta, un pochino per volta.
E dov'è lo sguardo radioso, dove la fronte pura e liscia, il sorriso di smalto, l'incarnato di pesca?
Tout passe, tout casse, tout lasse
Non abbiamo che la lama di coltello dell'oggi, dell'attimo ADESSO, su cui tenerci in bilico.
In bilico, così: per tutta la vita.
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Però, restano le fragoline di bosco: restano le minime felicità, gli attimi brillanti di quarzo, in cui l'anima sorride.
Come stamattina presto quando, uscita per salvare il bucato da un'eventuale pioviggine, ho trovato la tortorella a fare tu-tu, senza timore per me: mi guardava e...(!) mi sorrideva


lunedì 13 aprile 2015

traguardi & preconcetti

Naturalmente molti (molti?... vabbè, chi capita per caso qui) si chiederanno cosa rappresenta questa strana foto
Intanto di che si tratta? o meglio: cosa vuole evidenziare?
Bene, si capisce che è lo sportello di un'auto (la mia) e che ho parcheggiato: bene, nelle strisce.
In una sola manovra a retromarcia.
Che poi sarà una banalità, certo: solo che magari c'è chi crede che le donne parcheggino sempre male, perchè sbadate, disattente... infine, diciamolo, un po' incapaci in fatto di guida.
Eh, sì: girano attempati signori di fioco lume che non perdono occasione di esprimere questa convinzione in modo assertivo.
Questa foto dimostra il contrario. Quanto poi al modo di parcheggiare di taluni signori, avrei molto da dire: ruote sul marciapiede, sportelli lasciati aperti(!), incuria di un giusto spazio di manovra per chi deve uscire.
Ma tant'è, oggi non voglio infierire. E poi, non è mai giusto generalizzare.