martedì 23 settembre 2014

equilibrismi


facciamo finta.
Facciamo finta che tu abbia un occhio blu e uno scuro.
E che non appena arrivi in un posto, la gente dopo un attimo si accorge del tuo...difetto? problema? stato?
E' un fatto: non si può negare. Quando eri giovane, la cosa ti divertiva anche un po', a volte. Oppure ti annoiava, ma si sa com'è, da giovani: un sospirone, e tutto passa.
Ora no, ora basta. Sei stufo.
Basta osservarti, basta fissarti, basta dire: "Ma... sbaglio o hai gli occhi di colore diverso? Che strano! Come mai?" Cosa si aspetta la gente? che ti diverta a vedere le loro sciocche facce meravigliate? i loro belati di stupore? le loro battute rivelatrici di un'attività cerebrale prossima allo zero?


Così, l'altro giorno, d'un tratto ti si è svegliata dentro una tigre.
E hai reagito: con tutta la rabbia, e la ferocia, accumulate nel tempo.
Ti sei alzato in piedi, e hai ruggito la tua esasperazione violenta e disperata.
Poi, senza porgere affatto orecchio alle giusticazioni smielate di chi voleva far accettare l'inaccettabile, sei andato via (per la prima volta, senza dispiacerti del dispiacere altrui).


mercoledì 10 settembre 2014

Ricordi attaccati alle pinze

Cos'è un padre, per una bambina?
Anzi: cos'era un padre di ieri, per una bambina di ieri?
Un padre che non c'era quasi mai, lontano anche quando stava a casa, distratto e intento in cose strane, come riparare oggetti, usare strumenti duri, pericolosi e pesanti, anche un po' sporchi, forse: comunque inavvicinabili : cacciaviti, pinze, chiodi, chiavi inglesi. Ero affascinata dalle chiavi inglesi: nome esotico per un oggetto strano, con i due becchi di Ara alle estremità, eppure così magico nella funzionalità precisa. Papà rovistava, provava, sceglieva, e clic, il dado si apriva. Dado: non quello per giocare, ma un anello grossolano e spigoloso, invece. Papà teneva tutto in apposite scatoline. Mentre lavorava, mi mettevo a guardarne il contenuto: c'erano dei chiodini blu elettrico, i miei preferiti. Poi quelli ordinari, poi dei veri reperti, lunghetti, storti e un po' rugginosi. Poi le tenaglie, sinonimo di prepotenza. Le pinze da usare di consueto, nerastre e dure, e la graziosa pinza a becco, con i manici di gomma colorata, il becco di cicogna in acciaio lucente. Poi c'era il martello con le code ricurve, e il manico di colore indefinito. Quindi, i cacciaviti. Lunghi, corti e così così. Ma anche i fiabeschi cacciaviti a stella, e i magici cercafase, dal manico trasparente su cui brillava, d'un tratto! una lucina.
Papà aveva le mani piuttosto quadrate, con le dita corte ma forti e precise come quelle degli orologiai; ed era bravissimo a smontare e rimontare i meccanismi.
Quando mi capita di vedere che qualcuno non riesce a trovare i giusti incastri, mi accorgo di vederli con gli occhi delle mani. Ci riesco quasi subito, e penso a papà.